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Nave romana,
1° secolo a.C.
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CONFERENZA SULLA SCUOLA
DI SECONDO GRADO
COMACCHIO , 26 APRILE 2017
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con la partecipazione dell'Assessore Regionale alla Scuola
prof. Patrizio Bianchi |
Trepponti
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Massimiliano Urbinati
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Comitato di Comacchio per la
Scuola di II° grado
CINZIA PROF.SSA BOCCACCINI, PAOLO RAG. CARLI, FERRONI MARCO, MARGHERITA RAG.
GUIDI, NINO PROF. LUCIANI, GIANNI DOTT. PERSANTI, NINO DOTT. SAMARITANI, SCRIGNOLI RAG.
FAUSTO, VALTER DOTT. ZAGO, TONINO ZANNI
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Convegno del 26 aprile 2017 a Comacchio
con la partecipazione dellAssessore Regionale E.R. Prof. Patrizio Bianchi |
Patrizio Bianchi
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COMUNICATO
Il giorno 26 aprile 2017 si e' svolto a
Comacchio, Palazzo Bellini, un convegno sulla scuola di 2° grado del Lido Estensi, con la
partecipazione dell'Assessore Regionale E.R. Prof. Patrizio Bianchi.
Vi hanno partecipato, inoltre, l'Ispettore ministeriale Prof. Francesco Orlando del
Provveditorato Regionale del Ministero dell'Istruzione, il Preside Prof. Massimiliano
Urbinati, ed il Rev.do Ing. don Stefano Zanella, Delegato dell'Arcivescovo di Ferrara e
Comacchio, Professori della Scuola Remo Brindisi.
Non vi ha preso parte il Sindaco di Comacchio.
Il convegno ha esaminato la crisi dei laureati e dei diplomati dei comuni del
Delta.
1) Come risulta dall'ultimo censimento del 2011, tra tutti i comuni della provincia
di Ferrara, risultano in coda tutti quelli del Delta, di più quelli della costa. In
particolare, per i laureati la carenza è estrema. Ogni 100 abitanti :
- a Comacchio ci sono 5,01 laureati; a Codigoro 5,75; a Lagosanto 4,02; a Mesola 3,41.
Invece Ferrara ci sono 17,01 laureati ogni 100 abitanti.
Cio' spiega la mancanza di classe dirigente di livello universitario. Si vegga la
tabella, qui sotto, relativa a tutti i Comuni della Provincia.
2) l'Istituto Remo Brindisi ha toccato il fondo nel 2015-16.
a) 563 studenti nel 2009; 382 nel 2015-16;
b) e stato soppresso il Liceo linguistico.
c) viene, dallo stesso Istituto, ravvisato un "eccessivo pendolarismo di
studenti e docenti", confermato nel "Progetto Comacchio" del Comune e
Regione, che vede il plesso troppo decentrato in ambito provinciale;
d) solo 20 professori hanno la residenza nel Comune di Comacchio.
e) l'edificio scolastico è vetusto e superato.
3) Come fatto nuovo rilevante e' stato preso atto di una importante
iniziativa della Regione, già avviata, che lo vuole come il quarto istituto professionale
della Regione. Questa iniziativa (che include la Romagna limitrofa) ha già dato i primi
frutti. Il numero degli studenti sta tornando ai livelli del 2009.
Questo apre una prospettiva nuova e significativa per il rapporto scuola-lavoro dei
giovani dopo la scuola dell'obbligo.
4) Restano tutti gli altri problemi. E' stato, quindi, proposto
unanimemente:
a) un nuovo edificio da costruire a Comacchio-città (questo renderà anche
possibili più servizi a studenti e professori, e attenuerà gli elementi di
pendolarismo);
b) migliorare i trasposti e, in prospettiva, prolungare la ferrovia da Ostellato a
Comacchio-Portogaribaldi, via Lagosanto;
c) di sostituire l'abolito Liceo linguistico, con un Liceo classico da
posizionare a Comacchio città , essendo qui già disponibile un fabbricato (ex-seminario
vescovile), e varie strutture culturali (grande biblioteca, musei, archivio storico, sala
polivalente).
Questa soluzione realizzerebbe il necessario presupposto per il successivo accesso
qualificato alla università, per la formazione della classe dirigente, peraltro in linea
con lantica storia della citta.
d) di organizzare, in collaborazione con università, alcuni corsi post-laurea,
riferiti in particolare alla acqua-cultura e alla archeologia. |
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PRECEDENTE
CONFERENZA DI COMACCHIO SULLA SCUOLA DI II GRADO, OTTOBRE 2009 |
Documento sulla
scuola del Delta del Po
e della antica città di Comacchio
NOTA.
Il Delta del Po (Emilia Romagna) ha un territorio di Km 893 e una popolazione
di 68.232 abitanti, 9 Comuni.
Le scuole superiori di II grado sono organizzate in due mega-plessi:
uno a Codigoro, con il Liceo Scientifico, gli Istituti tecnici e la ex-scuola magistrale,
con 750-800 studenti; il secondo al Lido Estensi, con gli Istituti professionali e il
Liceo classico a indirizzo linguistico, con 500 studenti.
I risultati scolastici, in termini di numero di diplomati e di laureati ogni 100
abitanti, danno in coda il delta, tra i Comuni della provincia di Ferrara. Il fattore
determinante è la grande distanza delle famiglie dai due plessi (uno al centro-nord,
l'altro all'estremo confine Sud), a parte una qualche sfiducia ( a torto o a ragione)
delle famiglie nella qualità delle scuole, dato che un numero rilevante di esse
privilegia scuole ulteriormente più lontane (Ferrara, Ravenna, Adria).
Nel corso della Conferenza, un primo rimedio a questa situazione è stato indicato
nella riorganizzazione territoriale delle scuole in tre plessi, con un diverso
posizionamento (uno a Codigoro, uno a Comacchio-città, uno a Migliarino-Ostellato),
seguendo il criterio di minimizzare i costi totali, costituiti non solo dal costo delle
scuole ma anche dal costo dei trasporti pubblici scolastici.
Comitato
promotore della Conferenza della scuola, del 2008*
DOCUMENTO PER LA SCUOLA SUPERIORE DI II° GRADO
DELL'AREA DEL DELTA DEL PO (Emilia- Romagna)
Comacchio, 29 ottobre 2009
1.- Premessa. Il Comitato per la scuola, riunito a
Comacchio il 29 ottobre 2009, ha approvato un Documento, contenente alcune Linee
guida per la scuola superiore di II grado, risultate dalle conclusioni della
Conferenza tenuta a Comacchio l'11 dicembre 2008, con la partecipazione di 4 professori
universitari.
Il Documento ha per argomenti:
a) la situazione complessiva del Delta;
b) la situazione di Comacchio, inserita nellarea complessiva del Delta.
Il Documento prende in considerazione solo il problema della localizzazione delle
scuole di II grado, sotto laspetto della vicinanza alle famiglie, fisicamente,
tenendo conto degli orientamenti del Ministero per la riorganizzazione e programmazione
delle scuole. Esso, invece, non si occupa dei problemi organizzativi e didattici, interni
alla scuola.
2.- La situazione nellArea del Delta.
Alla luce delle statistiche illustrate nella Conferenza del 2008, il Delta, pur avendo
fatto grandi progressi rispetto a 30 anni fa, ha alcune criticità, che ne evidenziano un
ritardo, rispetto a Ferrara e al resto della Provincia.
In estrema sintesi, queste criticità risultano:
a) dal numero di diplomati ogni 100
abitanti: 27,75% a Ferrara; 18,86% a Codigoro; 17,31% a Comacchio;
b) dal numero di laureati ogni 100 abitanti: 11,71% a Ferrara; 3,32% a Codigoro;
2,58% a Comacchio.
Pur se i fattori limitanti sono tanti (tra essi, il funzionamento delle scuole), il
fattore probabilmente più grave è quello della distanza fisica delle famiglie dalle
scuole.
- Dal punto di vista delle famiglie, la scuola
pubblica devessere accessibile in termini distanza, perché il dover fare ogni
giorno una lunga percorrenza, già al mattino fa arrivare i ragazzi, stanchi, a scuola; e,
nel pomeriggio, viene a mancare il tempo per ripassare, a casa, quanto imparato la
mattina, per supplire ad eventuali lacune recuperando sui libri quanto eventualmente non
compreso la mattina, dal docente.
- Dal punto di vista ministeriale, cè un problema di costi, costituiti dal costo
della scuola in senso stretto, e dal costo del trasporto scolastico. Ad es., una sola
grande scuola per un grande territorio, può forse costare meno di due scuole, ma costa
tantissimo in termini di trasporto.
Nel caso del Delta, attualmente, ci sono due grandi plessi scolastici
(Codigoro e Lido Estensi) e, in entrambi, non sono presenti tutti gli indirizzi. A
Codigoro manca il Liceo Classico; al Lido Estensi non ci sono gli Istituti tecnici e
cè un Liceo classico a indirizzo linguistico, che è un ripiego e che non è
conforme ai nuovi indirizzi ministeriali.
Dal punto di vista della
localizzazione, il plesso di Codigoro, pur se proposto a suo tempo come baricentrico
(ma la cosa non è: si vegga la carta geografica, più su) rispetto al Delta
mantiene il peso della grande distanza da molte famiglie (ad. es., Goro, Gorino), pur
tenendo conto del miglioramento recente dei mezzi di trasporto.
Lido Estensi, a sua volta, è addirittura allestremo confine Sud del Delta, e questo
pone un altro grande problema per le famiglie dei Comuni del confine Nord-Ovest.
Dal punto della dimensione il plesso di Codigoro è troppo grande, così da creare
diseconomie proprie delle macro-strutture, e difficoltà di gestione didattica e
amministrativa.
Cè, poi, un Istituto di Agraria a Ostellato, che ha problemi di sopravvivenza
numerica studentesca. Questo Istituto va salvato in una ottica di riordino organizzativo
delle scuole del Delta.
In considerazione dei disagi, derivanti dalla distanza sia rispetto a Codigoro, sia
rispetto ad altri centri scolastici (Ferrara, Adria, Ravenna), molte famiglie privilegiano
(a modo loro) la qualità della scuola, e
dunque fanno scelte a favore di queste tre città.
Questo risulta valere anche per Comacchio, dalla quale esce giornalmente un numero elevato
di giovani, con oneri di trasporto (e conseguenti disagi per gli studenti) tra i più
elevati nella provincia.
B) Linee per il futuro. Il problema
della distanza non può essere risolto mediante un semplice aumento degli autobus, ma
partendo dal riordino delle infrastrutture viarie e dalla riorganizzazione territoriale
delle scuole, e questa ipotesi può essere impostata correttamene solo partendo da un quadro complessivo, aggiornato, del territorio sia
dal punto di vista economico sia dal punto di vista sociale.
Sembra fuori discussione che larea di Comacchio, grazie al turismo, abbia oggi un
ruolo strategico totalmente nuovo, rispetto agli anni 60 e 70, quando furono
fatte le grandi scelte di localizzazione a Codigoro.
Questa valutazione pone in primo piano i problemi
di riequilibrio e sviluppo economico del territorio nel suo complesso, rispetto al
quale sono centrali il riordino delle infrastrutture viarie (in particolare per il
collegamenti tra linterno e la costa e viceversa) ed il recupero ambientale.
Rispetto alle esigenze dello sviluppo economico del Delta, la scuola è il fattore
strategico più importante.
In conclusione, il Comitato suggerisce, sia per lo sviluppo economico, sia per la scuola:
1) un nuovo piano territoriale del Delta per
le infrastrutture viarie, per rendere possibili trasporti migliori. In questo senso
appaiono prioritari:
a) un asse stradale veloce tra Codigoro e Comacchio;
b) una metropolitana su rotaia ferroviaria tra Migliarino-Ostellato e
Comacchio-Portogaribaldi, e che potrà essere estesa a Portomaggiore, già collegata a
Bologna con ferrovia, e così collegare il Delta con Bologna.
2) tre plessi polivalenti di II grado:
uno a Codigoro, uno a Migliarino-Ostellato, e uno a Comacchio.
Oltre la conferma del Liceo Scientifico a Codigoro, si propone il Liceo classico a
Comacchio-città.
C) La posizione della città di Comacchio. La città di Comacchio è, tuttora,
totalmente sguarnita delle scuole di II grado, e questo suscita una grande meraviglia in
quanti, da fuori, sono a conoscenza della antica storia della città e degli edifici
culturali, ed, oggi, del ritrovato primato in campo economico nel Delta.
Questa constatazione stride col fatto che a Comacchio città, ad esempio, da anni
opera Palazzo Bellini (con la Biblioteca Civica "L. A. Muratori", l' Archivio
Storico, la Sala Polivalente, la Galleria d' Arte), che potrebbe svolgere una
funzione complementare importantissima per la scuola.
Negli anni 70 Comacchio ha perduto il Seminario che, storicamente, era il
Liceo Classico del Delta, considerato che ad esso affluivano i giovani delle
varie parrocchie, e che una buona parte usciva dal Seminario per poi laurearsi. Esso era
fondamentale per la formazione della classe dirigente.
Questa perdita non risulta
essere stata minimamente alleviata dal posizionamento successivo, al Lido Estensi, del
Liceo Classico a Indirizzo Linguistico.
Per spiegare come Comacchio-città sia del tutto sguarnita di scuole di II grado,
occorre risalire agli anni 50-60, in cui la città ha conosciuto un periodo di
notevole degrado. E il periodo in cui furono fatte le grandi scelte per la scuola
pubblica in Italia, fu chiuso il Seminario e tolta la Diocesi. Ma la
storia ha, poi, smentito quanti la ritenevano destinata ad un declino inarrestabile.
La scuola è strategica per lo svolgimento del nuovo ruolo della città e,
particolarmente, quella per la formazione della classe dirigente locale e per la cultura
dellambiente. Ciò suggerisce di posizionare a Comacchio città tutto il plesso del
Lido Estensi e prioritariamente il LICEO CLASSICO.
In considerazione del fatto che la distanza tra Comacchio città e gli altri
Comuni rimane (pur se è minore, in confronto al Lido Estensi) va vista positivamente
anche la istituzione di un College o di un Ostello per la gioventù, in modo che i giovani
che vogliono restare in città (vicino alla scuola) durante la settimana, possano farlo.
Comacchio 29 ottobre 2009
*Comitato promotore della Conferenza della scuola, del 2008:
RAG. BELLOTTI CONCETTO , DR. BENEVENTI MARIO, DR. BINI GIUSEPPE, PROF. BONAZZA
VINCENZO, GEN. BOSCO ANTONIO (U), RAG. CARLI
PAOLO, PROF. FELLETTI SPADAZZI NENO , SIG. FERRONI MARCO, PROF. GATTI LORENZO, RAG. GUIDI
MARGHERITA , PROF. LUCIANI NINO , DR. PERSANTI GIANNI, DR. SAMARITANI NINO , RAG.
SCRIGNOLI FAUSTO, DON ZAGHI PIER GIORGIO, DR. ZAGO WALTER, SIG. ZANNI TONINO.
Numero di
diplomati ogni 100 abitanti - Censimento 2001 |
Numero di
laureati ogni 100 abitanti |
Numero studenti |
Comuni in
Provincia di Ferrara |
Numero di laureati |
Comuni in Provincia di
Ferrara |
27,75 |
FERRARA |
11,71 |
FERRARA |
25,06 |
CENTO |
6,03 |
CENTO |
24,32 |
SANT'AGOSTINO |
5,05 |
BONDENO |
23,40 |
BONDENO |
4,61 |
SANT'AGOSTINO |
23,20 |
PORTOMAGGIORE |
4,46 |
MASI TORELLO |
22,87 |
VIGARANO MAINARDA |
4,38 |
PORTOMAGGIORE |
22,56 |
TRESIGALLO |
4,30 |
VIGARANO MAINARDA |
22,41 |
COPPARO |
4,29 |
ARGENTA |
22,32 |
MIRABELLO |
4,21 |
COPPARO |
22,18 |
MIGLIARINO |
4,19 |
MIGLIARINO |
22,00 |
POGGIO RENATICO |
4,02 |
POGGIO RENATICO |
21,57 |
VOGHIERA |
3,89 |
TRESIGALLO |
21,30 |
ARGENTA |
3,81 |
MIRABELLO |
21,09 |
FORMIGNANA |
3,78 |
VOGHIERA |
20,99 |
MASI TORELLO |
3,32 |
CODIGORO |
20,70 |
RO |
3,23 |
RO |
19,69 |
OSTELLATO |
3,10 |
FORMIGNANA |
18,86 |
CODIGORO |
2,58 |
COMACCHIO |
18,64 |
MIGLIARO |
2,32 |
OSTELLATO |
18,54 |
BERRA |
2,18 |
MESOLA |
18,47 |
JOLANDA DI SAVOIA |
2,18 |
BERRA |
17,91 |
MASSA FISCAGLIA |
2,17 |
MASSA FISCAGLIA |
17,31 |
COMACCHIO |
1,88 |
JOLANDA DI SAVOIA |
16,01 |
LAGOSANTO |
1,71 |
LAGOSANTO |
15,35 |
MESOLA |
1,56 |
MIGLIARO |
9,41 |
GORO |
1,15 |
GORO |
Fonte, ISTAT, Censimento 2001 |
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Patrocinio
Istituto di Cultura Antica Diocesi di Comacchio e Parco del Delta del Po, con la
partecipazione di Docenti dell'Università di Bologna e del CNR, e del Direttore del Parco
Delta |
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Nota. Le "cose" raccontate
dai due libri presuppongono l'esistenza di un territorio, quello del Delta e dI Comacchio,
in avanzata fase di sviluppo economico, ma che è stato poco controllato
sotto l'aspetto ambientale, durante il passaggio dalla tristissima fase di povertà
e degrado culminata negli anni '60-'70, alle grandi trasformazioni strutturali,
fatte dallo Stato (bonifica delle valli, strada Romea, balneazione della costa) e dai
privati (urbanizzazione, motorizzazione, turismo), sconfinando in fenomeni di invivibilità (inquinamento del mare, attraversamento
della mortale strada Romea negli abitati di Vaccolino e San Giuseppe, ingorgo al ponte di
Portogaribaldi).
A fase di trasformazione conclusa, il Delta è venuto a trovarsi molto diverso
culturalmente e religiosamente. Rientra in questo ambito la soppressione dell'antica
Diocesi di Comacchio, la vittima più illustre di quella fase di povertà e degrado.
Più di recente, preso atto della impossibilità di autorità locali di governare
grandi eventi, una legge regionale ha istituito il "Parco Delta del Po". L'antica
Diocesi rivive nel nome dell'Istituto di cultura "Antica Diocesi di Comacchio", |
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Presentazione di due libri: |
- V. FERRONI, Per non
dimenticare ...
- A. GALVANI, I Lidi sulla costa del Delta del Po |
Resoconto della Conferenza di
Comacchio sui due libri:
a) di ambiente del Delta; b) di storia sulla vita di don Vito;
Pubblicazione delle relazioni del Dott. Giorgio Tomasi
e di Don Pier Giorgio Zaghi, Vicario Foraneo del Vicariato di San Cassiano |
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CARTA
DI AMSTERDAM, 1705. - Antica Diocesi di Comacchio (parte evidenziata in
giallo)
Nota. La carta di Amsterdam, utilizzata da Napoleone per la
campagna d'Italia del 1798 ( qui sotto riportata) dà un'idea efficace del territorio
della ex-Diocesi, in quanto coincideva largamente con quello del Delta Po (a sud del Po).
Le parrocchie storiche, sia pur acquisite in una
successione temporale, erano: Comacchio, Vaccolino, San Giovanni, Campolungo, Ostellato,
Libolla, Pomposa, Codigoro, Mezzogoro, Massenzatica, Lagosanto, Mesola, Bosco Mesola,
Goro, Medelana, Rovereto, Alberlungo, Migliarino, Migliaro, Santa Margherita, Fiscaglia e
Massafiscaglia.
Le località cerchiate in gianno indicano le parrocchie
storiche, più altre acquisite più di recente, come Medelana (1947). |
UNIVERSITA DI BOLOGNA
Dipartimento di Discipline Storiche, Antropologiche e Geografiche
PRESENTAZIONE DEI LIBRI :
- Mons. Vito FERRONI, Per non dimenticare, ed. Litografia Tosi, Ferrara 1999
- Prof.ssa Adriana GALVANI, I Lidi sulla costa del Delta del Po, Bologna, 2010
CONVEGNO sul TERRITORIO
"Un futuro per il Delta del Po e per la città di
Comacchio,
recuperando lidentità religiosa, culturale e ambientale"
Comacchio, Aula Magna dellIstituto di Cultura
"Antica Diocesi di Comacchio", via E. Fogli, 36
Sabato 13 marzo 2010, ore 15,30-18,00
Presiede Prof. Paolo PUPILLO, "Italia
Nostra", Ord. Università di Bologna
RELAZIONI
Come è nato il libro di don Vito
Dott. Giorgio Tomasi, Gruppo Ex-Allievi Don Bosco
****
Il metodo religioso di don Vito, la sua opera
per il recupero del peso socio- educativo della chiesa locale
e il suo testamento per la "diocesi" di Comacchio
Don Pier Giorgio Zaghi, Vicario Foraneo del Vicariato San Cassiano
****
"I Lidi del Delta del Po, ieri e oggi.
Anche un confronto con il Delta del Fiume Giallo, in Cina"
Dott. Francesco Marabini, CNR-ISMAR, Bologna
Moderatore
Prof. Nino LUCIANI, Ordinario di Scienza delle Finanze, Università di Bologna
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Patrocinio dellIstituto di Cultura Antica Diocesi di Comacchio
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Breve resoconto sulla conferenza.
La Conferenza è stata seguìta con molto interesse (sala 70 posti, tutti occupati, più
una decina di posti in piedi). Dal dibattito, è risultato che le relazioni, sul libro di
don Vito, hanno toccato alcuni nervi, tuttora scoperti, quali la scomparsa dei Salesiani e
la soppressione della Diocesi (clicca su testamento).
Il libro di "storia della vita di don Vito"
è un addentramento nello stesso periodo (anzi dall'anteguerra ai giorni nostri), con
racconti e riflessioni sotto l'aspetto socio-religioso, collegate
con quella della Diocesi di Comacchio e della citta'.
Don Vito era stato Vicario della Diocesi per lunghi anni.
Qui si coglie l'immenso dolore dell'eminente sacerdote per la
soppressione dell'antica Diocesi di Comacchio (territorialmente coincidente con quello del
Delta), tra le vittime di quel periodo, ma anche la sua ferma fiducia nel ritorno di
condizioni favorevoli al ripristino della Diocesi.
Alla domanda sulle possibilità di ricostruire la Diocesi (circa il relativo
territorio, clicca su Carta di Amsterdam), Don
Zaghi non ha potuto rispondere, dovendo assentarsi per celebrare la Messa, a
Portogaribaldi. Vi ha supplito il prof. Luciani, che attingendo al libro di don Vito, ha
ricordato:
- come la Diocesi sia venuta meno per la totale mancanza di preti del Delta;
- che la chiusura del Seminario è stata determinta dalla concorrenza delle scuole
pubbliche, diffuse dallo Stato capillarmente nel Delta dal 1961 in poi;
- che il fenomeno della assenza di vocazioni locali permane, pur se è comparso
recentemente un fenomeno di vocazioni tra laureati delle Università statali;
- ma che è prematura ogni previsione di ricaduta positiva locale, nel breve-medio
termine.
Secondo Luciani ha, invece, fondamento la proposta di separazione del
patrimonio della ex-Diocesi di Comacchio da quello della Diocesi di Ferrara (trattasi:
delle chiese, del vescovado, del seminario, delle biblioteche ..., beni di cui la gran
parte non produce reddito, e tutti comportano delle grandi spese di manutenzione, perchè
vecchi edifici). Per una problematica analoga, l'Università di Bologna ha istituito dei
rispettivi Consigli di Polo nelle Sedi di Forlì, Rimini, Ravenna, infine resi "ad
unum" dal Consiglio di Amministrazione dell'Alma Mater. In modo analogo si potrebbe
istituire un Consiglio di Amministrazione della Sede di Comacchio, e rappresentato nel
Consiglio della Diocesi di Ferrara. Tra, l'altro, sul piano giuridico, c'è il problema di
garantire la destinazione dei redditi di alcuni lasciti, di privati, a favore di
specifiche "chiese" della ex- Diocesi. Questa separazione potrebbe, poi, più
tardi, facilitare la ricostruzione della Diocesi di Comacchio, nuove condizioni
permettendo. NL |
Pier Giorgio Zaghi
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G.
Zaghi, Il metodo religioso di don Vito, la sua opera per il recupero
del peso socio-educativo della chiesa locale e il suo testamento per la
"diocesi" di Comacchio |
Premesse:
1.- Questo mio intervento è un doveroso omaggio a Mons. Vito Ferroni,
figura eminente che ha onorato il presbiterio della Diocesi di Comacchio prima e di
Ferrara-Comacchio poi. A lui mi lega una consuetudine ultracinquantennale di vita, che ha
fatto sgorgare in me ammirazione, devozione e riconoscenza per lEducatore prima e
per il Confratello e Superiore poi, in un lungo tratto di cammino sacerdotale
percorso insieme.
2.- In questa breve esposizione mi affido, ovviamente, alle luminose e
puntuali risposte che Mons. Vito Ferroni offre alle domande dellintervistatore,
Dott. Giorgio Tomasi, e al ricco corredo di documenti, raccolti le une e gli altri nel
volume Per non dimenticare che stiamo presentando questa sera. Sicuramente la
mia relazione è lacunosa per la mia scarsa preparazione ma anche, in un certo senso,
parziale perché filtrata inevitabilmente dalla mia sensibilità. Chiedo pertanto,
preventivamente, scusa se deluderò qualche aspettativa.
3.- Mi preme, infine, ribadire la mia intenzione di rendere omaggio a
Mons. Vito Ferroni, escludendo qualsiasi altra finalità più o meno indiretta e/o
nascosta.
1. Il metodo religioso di Don Vito.
La locandina di presentazione di questo incontro indica
tre punti per questa rilettura del libro Per non dimenticare, il primo dei
quali recita: Il metodo religioso di don Vito.
Francamente non so dire quanto le scelte pastorali operate dal nostro
sacerdote siano state frutto di precise analisi e di conseguenti scelte o piuttosto
derivate da una naturale inclinazione dellanimo e suggerite dalle circostanze
ambientali e temporali in cui lattività sacerdotale di Don Vito si è svolta.
Larco di sessantanni è molto vasto e molto variegato e va
dallultimo periodo anteguerra a tutto il periodo bellico, dal fervore della
rinascita intorno agli anni cinquanta del secolo scorso allevento solare del
Concilio Ecumenico Vaticano II°, dal post-Concilio alle prime luci del nuovo millennio.
Mi rendo conto che sarebbe importante una precisa e diretta collocazione delloperato
di Don Vito in questi diversi contesti con riferimenti al quadro storico, sociologico,
culturale ed ecclesiale: mi dispiace di non esserne capace e di dovermi limitare agli
accenni che ne fa Don Vito stesso nel suo libro.
Il primo elemento che mi piace sottolineare è il periodo di
formazione del futuro sacerdote presso il Seminario Regionale di Bologna. Monsignore
scrive in proposito: Gli studi presso il seminario regionale portarono un respiro
nuovo ed ampio, la formazione spirituale e culturale era più completa ed adeguata ai
tempi. (
) Andare a scuola per certe materie, come litaliano e la storia in
liceo, la S. Scrittura, la morale e la storia ecclesiastica in teologia, era un
incanto (p. 19).
Questo respiro nuovo ed ampio è sicuramente una
caratteristica, se non una chiave interpretativa, di tutta lazione pastorale di Don
Vito. I primi passi, dopo un breve periodo come segretario del Vescovo Babini e poi come
cappellano a San Cassiano, li muove alla Chiesa del Rosario in Comacchio. Scrive:
Mons. Babini (
) mi nominò rettore ed amministratore del S. Rosario in
Comacchio. Per me fu un incarico graditissimo perché consideravo il servizio di
cappellano in duomo come provvisorio ed invece la rettoria del Rosario come servizio
permanente. Era una chiesa che amavo fin da giovane seminarista, una chiesa che poi in
seguito mi avrebbe dato tante soddisfazioni spirituali perché mi permetteva di esprimere
il mio zelo in tutta libertà(p.21). E, ancora, ad una nuova domanda
dellinterlocutore, risponde: Il rettorato della Chiesa del Rosario e
linsegnamento in Seminario furono le due esperienze che (
) contrassegnarono
lintero mio apostolato. Il Rosario mi preparò alla parrocchia (
). Avevo
ventisei anni: un forte desiderio di lavorare come pastore; in duomo non mi era consentito
perché il mio incarico era giuridicamente provvisorio e
temporaneo: mi dedicai in toto al Rosario, non dico a fare il parroco, ma
quasi. E questo purtroppo mi procurò fastidi ed incomprensioni (
). A parte le
sofferenze e i richiami, da me mal tollerati, furono anni spiritualmente fervidi. (
)
Per me, sacerdote, era una vera gioia quotidiana il vivere quella vita(p. 24).
Sono proprio questi fastidi ed incomprensioni,
sofferenze e richiami che, per contrasto, fanno risaltare quel respiro
nuovo ed ampio che animava lapostolato del giovane sacerdote, che si esprimeva
anche nel curare lAzione Cattolica: Venni nominato assistente diocesano della
gioventù maschile di Azione Cattolica, così il mio campo di lavoro si allargò
allintera diocesi (p. 21).
Il lavoro apostolico nellAzione Cattolica si è sviluppato negli
anni, con mansioni ed incarichi diversi (vedi curriculum vitae a pag. 53): anni definiti
da Monsignore fervidi e gloriosi (p. 28) e scrive: il servizio di
delegato per lAzione Cattolica mi ha permesso di vivere sempre più a contatto con i
laici più impegnati, di ammirare la loro fede ed il loro spirito di sacrificio, di vivere
con loro quel famoso trinomio che era scritto sulle prime bandiere dellAzione
Cattolica: P.A.S. ossia preghiera, azione, sacrificio (p. 29).
Momento privilegiato del suo porsi nella Chiesa con un respiro
nuovo ed ampio è stato per don Vito lesperienza di parroco a Massafiscaglia
(18.1.1948-28.9.1957): Quando nel 1948 sono arrivato a fare il Parroco di
Massafiscaglia mi sono sentito a mio agio
finalmente si realizzava il mio
sogno (p. 27). I miei quasi 10 anni di Massa sono indimenticabili. Non sono
state tutte rose né tutto un successo, ma sono stati anni ricchi di attività pastorali
per tutte le categorie di persone (p. 28). Ritornerò più avanti sulla esperienza
parrocchiale di Massafiscaglia. Ora mi preme continuare a delineare per brevi cenni il
metodo religioso di don Vito.
Nel settembre del 1957 Monsignore viene nominato Rettore del Seminario
Vescovile di Comacchio, succedendo a Mons. Luigi Carli: questa è una ulteriore tappa
fondamentale per cogliere lo spirito, il modo di porsi di don Vito in un ambito di
responsabilità così importante e delicata quale è la formazione dei candidati al
sacerdozio. E anche qui appare il respiro nuovo ed ampio che porta Monsignore
a definire il suo decennio di rettorato come una svolta (p. 32), così
descritta: Mi sono sforzato di instaurare in seminario uno spirito di famiglia,
considerandomi padre nei confronti dei seminaristi per aiutarli a realizzare la loro
vocazione, e fratello nei confronti dei collaboratori ed insegnanti nella comune ricerca
di quelle formule educative che meglio potevano tornare vantaggiose per la formazione
seminaristica (p. 33). I tempi tuttavia incalzano, a Roma si celebra il Concilio
Vaticano II°, nuovi fermenti si affacciano nella società e nella Chiesa. Monsignore,
vigile ed aperto come sempre, avverte il cambiamento ed annota: Già il 26 luglio
1965, con mia lettera, avevo segnalato a mons. Mocellini le difficoltà del reclutamento
per il seminario minore, ed anche le critiche che già si diffondevano nei riguardi dei
superiori del seminario considerati dei superati. Al compiersi del mio
decennio di rettorato, in data 12 febbraio 1967, io presentai al vescovo le mie dimissioni
per fine giugno 1967, motivandole non come una fuga dalle responsabilità, ma la
logica conclusione di una mia personale riflessione , questa: per realizzare i nuovi
adattamenti che i seminari minori esigono, simpone anche il cambiamento delle
persone (p. 34).
Queste dimissioni sono un atto altamente significativo che da le
dimensioni della sensibilità, della apertura e della generosa abnegazione di quel
respiro nuovo ed ampio che ha legato come filo rosso il metodo religioso di
don Vito e che ritroviamo puntualmente nellultima tappa, la più importante,
delicata e prestigiosa, del suo servizio pastorale: la esperienza di Vicario Generale dal
1961 al 1987 (26 anni!), al fianco di ben quattro vescovi. Già questo dato è
estremamente significativo e mostra la grande capacità di Monsignor Ferroni di ascolto
paziente, di adattamento responsabile, di mediazione efficace. Questi 26 anni furono per
la diocesi di Comacchio particolarmente densi di avvenimenti, di cambiamenti, di attese,
di speranze e di delusioni: torneremo su questi aspetti. Monsignore ha attraversato questi
eventi non da burocrate, ma da uomo di Dio vigile e sapiente, aperto e generoso.
Nella omelia delle sue nozze di diamante, rivolgendosi ai sacerdoti
suoi collaboratori e primi destinatari del suo servizio vicariale, così si esprime:
Non dimentico soprattutto voi, sacerdoti carissimi, confratelli anziani e giovani
che mi avete accettato e sopportato per tanti anni; mi avete aiutato mirabilmente
nel mio servizio di rettore del Seminario e di vicario generale della ex Diocesi di
Comacchio - nei quali ho sempre ammirato ed apprezzato lo spirito di sacrificio e la
dedizione al ministero, spesso ingrato, e la fedeltà nellamicizia (p. 99). |
G. Tomasi, Mons VITO FERRONI
e LOPERA SALESIANA
a COMACCHIO |
Giorgio Tomasi
|
Per devozione e amicizia ho accettato volentieri
lincarico di parlarvi molto semplicemente di mons. Vito Ferroni e della presenza dei
salesiani in Comacchio.
Conosco mons. Vito Ferroni da almeno 70 anni e quando circa 15 anni fa mi chiese se
volevo collaborare con lui a ricordare i salesiani gli risposi che la mia memoria era
limitata allinfanzia. Età nella quale avevo frequentato loratorio, avendo
anche il piacere di conoscere don Brusasca, a Comacchio dal 1932 al 1937, il direttore
delloratorio salesiano, un sacerdote umile e paterno, amico di Don Bosco.
Mons. Ferroni allora aprì un armadio e mi mostrò una quantità di scritti,
lettere e articoli ben conservati. Qui, mi disse, troverai tutta la storia dei
salesiani di Comacchio, cè solo da metterli in ordine. Falli vedere anche a mons.
Samaritani che potrà fare il commento.
E così nacque lidea di scrivere il libro I Salesiani e Comacchio.
Vito Ferroni è nato nel 1915 a Comacchio. Dotato di fede profonda e modesto di
comportamenti, nel corso la sua lunga missione sacerdotale ha ispirato e ancora ne sono
convinto ispira le menti e i cuori di molti nostri compaesani. Credo si possa dire che da
ragazzo è stato spiritualmente allevato dai salesiani.
La venuta dei salesiani a Comacchio è stata voluta dal vescovo Tullio
Sericci, che ne aveva fatto una prima richiesta già a don Bosco nel 1886 e
successivamente con insistenza al successore don Rua.
Mons. Sericci voleva che essi realizzassero un oratorio e una scuola di arti e mestieri
per leducazione e la formazione professionale dei fanciulli della città.
Occorreva trovare un appannaggio economico sufficiente per il mantenimento e
la crescita della famiglia salesiana.
Il problema fu in parte risolto grazie alla generosità della concittadina Teodolinda
Pilati, la quale aveva personalmente conosciuto don Giovanni Bosco.
Il primo sacerdote salesiano, don Notario, arrivò a Comacchio nel 1894, e in pochi
anni nel 1899 crearono un oratorio che sarà forse il principale centro di formazione
religiosa e di sviluppo della personalità per centinaia di fanciulli, nati e cresciuti
durante la loro intensa attività missionaria in città.
I sacerdoti erano evidentemente dotati di una preparazione culturale capace di
convivere con le più varie differenze di carattere dei ragazzi. Inoltre essi erano
riusciti a formare e unire un gruppo di giovani moralmente solidi, ai quali avevano
affidato il compito di sorvegliare che durante i giochi spesso molto vivaci non
insorgessero litigi o scontri violenti.
Alloratorio un gruppo di giovani attori metteva in scena commedie a
volte serie a volte burlesche, aperte a tutti con grande successo di pubblico.
Don Brusasca, don Rubino, don Pietro Cabiati sono stati ricordati a lungo con
sincera gratitudine dalla popolazione comacchiese, che comprendeva ed apprezzava
leducazione morale, religiosa e anche scolastica che trasmettevano alla gioventù.
Per aiutarli si era formato in paese un gruppo di Dame Patronesse che offrivano
cooperazione e aiuto economico.
Leducazione ricevuta e soprattutto lesempio di vita ha certamente reso
tutti coloro che li hanno conosciuti degli uomini migliori. Fra essi desidero ricordare in
particolare quelli che sarebbero divenuti sacerdoti: don Gaetano Carli, don Appiano Guidi,
don Gino Cinti, un grande studioso e benemerito storico di Comacchio come mons. Antonio
Samaritani, i vescovi Giacinto Tamburini e Luigi Maria Carli.
Un ricordo particolare merita il salesiano don Francesco Mariani che durante la
guerra 1939 1945, incurante del pericolo a cui si esponeva a causa delle milizie
tedesche, diede ospitalità e aiuti economici a numerosi prigionieri inglesi in fuga da
campi di concentramento.
Giustamente nel 1955 lamministrazione comunale riconobbe il suo grande eroismo e gli
conferì la medaglia doro al valor civile.
Loratorio fu veramente una resurrezione per un paese allora povero e da
secoli isolato dalle valli, ma ricco di bambini.
Quale combinazione migliore, formatori entusiasti della fede e giovani cuori ancora
puliti.
Ma il paese povero non offriva ai salesiani risorse economiche sufficienti alla loro
missione. Così vivevano miseramente di saltuarie offerte.
La congregazione salesiana riteneva necessario che alla famiglia dei
sacerdoti salesiani di Comacchio fosse affidata la cura di una parrocchia.
Il vescovo Mosconi nel 1953 aveva promesso quella del Rosario.
Seguirono tentativi di accordi che però non trovarono soluzione. Per questo nacquero e si
approfondirono degli attriti fra la congregazione salesiana e lamministrazione
diocesana. Attriti che dopo 62 anni di permanenza salesiana in città, si conclusero con
la chiusura delloratorio e la partenza dei sacerdoti il primo dicembre 1956.
Un grande malumore era diffuso tra la popolazione.
Si costituì un comitato di exallievi salesiani e ad esso si associò anche il vescovo. Si
scrisse al papa e al rettor maggiore salesiano. Anche il sindaco di Comacchio scrisse al
rettore.
Ma la decisione salesiana evidentemente era stata presa dopo una matura
valutazione della situazione comacchiese e soprattutto per la mancato affidamento della
parrocchia del Rosario. Così scrisse agli exallievi salesiani di Comacchio Antonio
Zarattini (fratello di mons. Giuseppe Zarattini) il
giorno stesso del suo incontro con il rettor maggiore dei salesiani il primo dicembre
1956.
Alla fine del 1957 entra in scena don Vito venuto a Comacchio, essendo finito
il suo mandato di arciprete a Massafiscaglia, ove risiedeva dal 1948.
Nominato vicario generale della diocesi nel 1961 e direttore diocesano del movimento
salesiano, inizia rapporti epistolari con il delegato salesiano regionale don Ceresa.
Nel 1978 larcivescovo di Ferrara e vescovo di Comacchio mons. Franceschi scrive al
sindaco di Comacchio proponendo modifiche al piano regolatore, per poter dare ai salesiani
attività sportive in valle Raibosola.
Nel 1980 mons. Ferroni scrive ancora allispettore salesiano
sollecitando linvio di salesiani nella nuova parrocchia di valle Raibosola. E
finalmente l11 gennaio 1981 al salesiano don Gianni Caimi viene affidata la
parrocchia di valle Raibosola, dopo una assenza di 25 anni.
Per la popolazione tutta e soprattutto per il numeroso gruppo degli exallievi salesiani fu
una vittoria di mons. Vito Ferroni.
Un articolo del primo settembre sul Bollettino Salesiano intitolato Don
Bosco ritorna a Comacchio dà un giusto riconoscimento e scrive chi più di
tutti si è impegnato per riavere don Bosco a Comacchio è il vicario mons. Vito
Ferroni.
Cera veramente da rimanere meravigliati al vedere lentusiasmo che
don Gianni sollevava tra la persone di qualsiasi età e di ogni credo politico.
Purtroppo larrivo del sacerdote era semplicemente una missione esplorativa. I
dirigenti della congregazione ritenevano che venisse loro affidata una parrocchia estesa
che potesse ospitare e sostenere una famiglia salesiana numerosa, di almeno 4 5
sacerdoti, che avrebbero creato un centro educativo e sportivo per i giovani di Comacchio.
Mons. Ferroni ancora una volta fece insistenti pressioni sui dirigenti diocesani perchè
si venisse incontro alle richieste dei superiori salesiani.
Ma la diocesi di Comacchio, dopo unesistenza di 1.500 anni, era arrivata alla sua
fine.
Fine che venne segnata da un decreto pontificio dell8 ottobre 1986, che decideva la
chiusura del vescovado di Comacchio.
Tramontò così anche la possibilità che i salesiani avessero una adeguata
sistemazione.
L8 dicembre 1987 don Gianni dovette obbedire ai superiori e abbandonò la città.
Ricordo le lacrime sincere che rigavano il volto di molte persone che assistevano alla sua
messa di addio.
Ma la cura pastorale di mons. Vito Ferroni per il suo gregge non venne meno.
Egli riuscì a mantenere in una associazione di circa 200 250 exallievi salesiani
la devozione verso Don Bosco, invitandoli a partecipare a conferenze ecclesiastiche e
incontri mensili.
Tuttora gli exallievi sono almeno un centinaio e con gratitudine pensano a mons. Vito
Ferroni che con le sue solide convinzioni li ha mantenuti sulla retta via morale e
religiosa.
Grazie mons. Vito Ferroni e grazie a voi ascoltatori. GT |
Risaltava la sua
tenacia di voler comunque trovare sempre laspetto positivo in ogni situazione
guidato da quel respiro nuovo ed ampio della sua formazione e anche, bisogna
sottolinearlo, da un grande senso di umiltà avulso da ogni ambizione carrierista: scrive
a riprova: Qualcuno, osservando i miei 60 anni di sacerdozio (
) potrà pensare
che io abbia lavorato per fare carriera. E unipotesi che non regge. Io sono il
prete che ha desiderato sempre e solo di fare il parroco. I miei incarichi li ho sempre
conseguiti esclusivamente per chiamata dei superiori (p. 27). Ulteriore conferma di
quest ultimo aspetto sono le varie lettere di dimissione dai propri incarichi
presentate da Monsignore ai vari Vescovi, specie in occasione dei loro avvicendamenti,
riportate in appendice nel libro da pag. 100 a pag. 104. A conclusione
di questo punto mi piace riportare una affermazione di Don Vito, in riferimento alla sua
mancata nomina ad arciprete della cattedrale di Comacchio nel 1941, che a mio parere
sintetizza molto bene il suo metodo religioso, definito come di taglio pastorale
più conciliante che politicamente combattivo, più formativo che impegnato nel
sociale (p. 26). Quasi per paradosso, questa definizione mi permette di introdurmi
nel secondo punto della mia relazione. 2. La
sua opera per il recupero del peso socio-educativo della Chiesa locale.
Due premesse veloci a questo aspetto importante dellopera
sacerdotale di Monsignor Ferroni: - Anzitutto è da notare che, salvo casi molto
eccezionali, lopera di qualsiasi sacerdote, soprattutto se a diretto contatto con la
gente come, ad esempio, quella di un parroco in genere, pur essendo specificamente
religiosa nelle motivazioni di partenza e nelle finalità, ha comunque un risvolto
socio-educativo più o meno accentuato e caratterizzato, a seconda delle circostanze di
persone, di luoghi e di tempi. - Seconda premessa: proprio a questo riguardo, sarebbe
indispensabile un chiaro e puntuale riferimento alle situazioni e condizioni sociali e
culturali che formano il contesto ambientale in cui lopera pastorale di Monsignore
si colloca e con cui inevitabilmente interagisce. E, ahimè, questo riferimento non sono,
purtroppo, in grado di offrirvelo. Come dicevo, devo limitarmi ai pochi elementi cui si
accenna nel libro di Don Vito.
Affidiamoci alla testimonianza di Monsignore, il quale, riferendosi
alla sua opera a Massafiscaglia, nel dopoguerra, scrive: Sono riuscito a sanare
tante situazioni matrimoniali irregolari, a portare in chiesa tanti uomini, ad entrare in
tutte le famiglie, se non per ragioni spirituali, per ragioni umanitarie come: far
ottenere la pensione di guerra o di vecchiaia, aiutarli a fare la denuncia dei redditi, ad
ottenere lassegnazione di un podere del Delta ecc. Tutte le vie erano buone pur di
arrivare a dialogare, a parlare di Dio a chi non ci pensava (p. 28). Queste erano
situazioni non solo frequenti ma addirittura comuni nelle nostre terre in quei tempi e la
Chiesa con i suoi sacerdoti, i suoi mezzi limitati, le sue strutture, si è resa presente
fattivamente, senza clamori. Era comunque sempre la finalità religiosa la molla, come
sottolinea Don Vito, aggiungendo che queste esperienze sono servite a realizzare la
mia personalità di pastore (
), a toccare con mano, da vicino, le fatiche, le croci
della gente, a lottare con loro contro le ingiustizie e i soprusi, ma anche a godere con
loro per le nascite, i successi dei figli, i matrimoni, ecc.(p. 28-29).
Già abbiamo visto Monsignore impegnato per lunghi periodi come
Assistente dellAzione Cattolica e in questa veste ha notevolmente contribuito alla
formazione cristiana e quindi anche umana e culturale specialmente della gioventù, sia a
Comacchio che a Massafiscaglia e in tutta la diocesi e annota: Assieme agli
assistenti diocesani dei rami e ai dirigenti curammo molto la cultura religiosa e la
formazione cristiana (p. 30). E ancora: Il mio impegno era soprattutto rivolto
alla cultura religiosa, ai corsi di esercizi spirituali, specie per la gioventù,
allorganizzazione dellannuale convegno o assemblea diocesana (p. 28).
A rimarcare la ispirazione religiosa che, in maniera limpida e
lineare, ha sempre guidato loperato di don Vito, merita segnalare quanto scrive a
riguardo del rapporto tra attività pastorale della Chiesa e gli organismi politici. Cito
abbondantemente: Avevo imparato che lA.C. andava mantenuta al di sopra e al di
fuori di ogni movimento politico e solo diretta a formare dei cattolici praticanti e degli
apostoli per la diffusione del regno di Dio. Durante il mio servizio pastorale a
Massafiscaglia e sempre nel mio ministero per lA.C. diocesana tenni presente questo
principio e mai confusi lA.C. con la politica. (
) Quanto ai Comitati Civici mi
sono limitato ad accettarli e a permettere che svolgessero il loro servizio pubblicitario
in parrocchia, ma autonomamente. (
) La comunità di Massafiscaglia, allora, era
rossa più che mai. Era necessario non confondere lattività religiosa con quella
civile e politica. (
) Più che attività di propaganda facemmo preghiere e
sensibilizzammo i pochi credenti che frequentavano la Chiesa. (
) I tempi erano
difficili e pericolosi: bisognava difendere soprattutto la libertà della Chiesa (p.
30-31).
3. Il suo testamento per la
diocesi di Comacchio.
Nel libro intervista di Monsignor Ferroni ci sono due temi
delicati, che, sia le domande dellintervistatore che le risposte
dellintervistato mettono in relazione tra di loro: la contestazione sessantottina in
senso lato e la fine dellautonomia della diocesi di Comacchio in quanto tale. Io,
ovviamente, debbo limitarmi a relazionare, pur avendo vissuto abbastanza da vicino quegli
eventi.
Scrive Monsignore: La contestazione cominciò nel 1964 con il rifiuto
da parte di alcuni giovani prossimi al sacerdozio di venire a trascorrere le vacanze, come
era consuetudine, nella villa del Seminario a Loiano (BO) ed ebbe una manifestazione
clamorosa a Vallombrosa (FI) durante una serie di incontri estivi sul tema della
pastorale e si concretizzò nei fatti pratici particolarmente negli anni
1969-1975. Io interpreto quel periodo in sé - (continua Monsignore) come ricco di
grazia per la chiesa comacchiese e da ricordare come uno dei più vivi ed efficienti anche
se turbato da comuni difficoltà. In ordine alla temuta fusione della diocesi è certo che
la contestazione dellultimo periodo (1964-1969) dellepiscopato di Mons.
Mocellini lo indusse a chiedere alla Congregazione dei Vescovi, nella seconda visita ad
limina del 1967, quale era la sorte della diocesi di Comacchio: se lautonomia o la
fusione con Ferrara. Credo che la contestazione sessantottina abbia affrettato la nomina
dellamministratore apostolico nella persona di Mons. Mosconi, allora arcivescovo di
Ferrara (p. 39-40).
Fin qui la parola di Monsignore. Io penso, a questo punto, che meriti di
essere riportata parte della domanda numero 16 di pagina 41: Come visse quegli anni
segnati da disobbedienze disciplinari e da gruppi contestatori che portarono il vescovo a
chiedere a Roma la fusione della diocesi di Comacchio con Ferrara, anche per carenza di
sacerdoti e di risorse economiche?.
Ci sarebbe da chiedersi quanto quell anche per renda
giustizia alla gerarchia dellimportanza delle cose citate in domanda. Monsignore,
tra laltro, risponde: Tutti abbiamo sofferto in quel troppo lungo travagliato
periodo e Monsignor Mosconi più di noi. (
) Le sue decisioni trovarono opposizione
nei laici di Comacchio che diedero vita, a sua insaputa, ad un Comitato per il
vescovo residenziale a Comacchio e che il 13 agosto 1970, festa del patrono San
Cassiano, inviarono un esposto al S. Padre chiedendo un vescovo residenziale. Mons.
Mosconi ne fu fortemente amareggiato e minacciò le dimissioni. Io, vivendo accanto a
Mons. Mosconi che ho sempre profondamente amato ed ammirato per il suo zelo, la sua fede,
la sua generosità senza limiti, ho condiviso le sue pene, ma non sempre le sue scelte e
decisioni. Esistono, nellarchivio della Curia, le mie lettere di dissenso e i miei
interventi in Consiglio presbiterale che confermano quanto vi dico (p. 41-42).
Credo importante ed illuminante riportare per esteso quanto Monsignore
lesse davanti ai membri dei Consigli presbiterale e pastorale della diocesi, riuniti in
seduta congiunta il 7 novembre 1974:
1 - Sono convinto che la Chiesa svolge la sua missione di
evangelizzazione e di santificazione più facilmente in una Diocesi di modeste
proporzioni che in una Diocesi vasta. Non mi fermo a darne le ragioni che sono facilmente
intuibili.
2 - Come sacerdote nato a Comacchio e che ha esercitato in Diocesi di
Comacchio il ministero pastorale per ben 36 anni, riconfermo il mio amore alla Diocesi,
e manifesto il mio rammarico nel constatarne la smobilitazione e lormai imminente
fine.
3 - Mi è stato riferito che la maggioranza del clero diocesano ha espresso
la volontà, per motivi diversi - credo preminente quello di una miglior
sistemazione pastorale ed economica del clero giovane - di una unione totale con
Ferrara; non mi oppongo alla volontà della maggioranza che oggi trova corrispondenza
anche nella volontà della S. Sede manifestata attraverso documenti a S. E. Mons.
Arcivescovo, nostro Ammini-stratore Apostolico, e mi dichiaro lealmente disponibile al
lavoro che deve portare allunione.
4 - Esprimo il voto che si tratti di una unione totale che - pur tenendo
presenti le diversità sociologiche delle nostre popolazioni - non mantenga in piedi
discriminazioni o diffidenze, ma tenda, gradualmente, da parte nostra e di Ferrara, alla
unione totale e completa nel reciproco rispetto e nella generosa collaborazione (p.
69).
Allamministrazione apostolica di Mons. Mosconi fece seguito, nel
1976, la designa-zione di Monsignor Filippo Franceschi ad Arcivescovo di Ferrara e a
Vescovo di Comacchio, con due nomine distinte. Monsignore scrive: La sua nomina a
vescovo di Comacchio, avvenuta dopo una così lunga amministrazione apostolica e con bolla
distinta da quella di arcivescovo di Ferrara, pur comportando lunione nella sua
persona delle due diocesi, mi illuse che potessimo conservare lautonomia della
diocesi. (
) Perché non sperare? (p. 43). Fu quella una speranza breve. Mons.
Franceschi, ormai in partenza per la sua nuova sede vescovile, Padova, dovendo
rispondere al Card. Baggio, prefetto della Congregazione dei Vescovi, che gli aveva
mandato per conoscenza e con richiesta di un suo parere in merito, una copia della
supplica inviata al S. Padre dai nostri Consigli Presbiterale e Pastorale, mi chiamò e mi
informò che avrebbe risposto, contrariamente a quanto io speravo, che la diocesi
mancava di effettive strutture e del necessario ad una vita autonoma
(p. 44).
Ed arrivò nel settembre 1986, da attuare nel maggio 1987, il decreto
romano della fusione delle due diocesi di Ferrara e di Comacchio nella Arcidiocesi di
Ferrara-Comacchio. Questa la valutazione di Monsignor Ferroni: A malincuore
obbediamo
E forte il timore di una caduta pastorale e religiosa. Oggi, a
dodici anni dal provvedimento, già si riscontra, almeno nel nostro territorio, un calo di
interesse per tutto quello che è vita cristiana. Sì, durante questi dodici anni sono
nate a Comacchio due nuove istituzioni: il 21 settembre 1988 lIstituto di Cultura
Antica Diocesi di Comacchio per la salvaguardia dei grandi valori culturali
del nostro territorio, e l8 dicembre 1993 la Confraternita Santa Maria in Aula Regia
per conservare ed accrescere, se è possibile, la devozione alla Madonna e la pietà
popolare. Mi auguro vivamente che servano a vivificare il tessuto religioso del nostro
popolo (p. 46).
Sollecitato dallintervistatore a condividere il suo sogno per
Comacchio (vedi domanda n.19 di p. 47), Monsignor Vito così risponde: Coltivo il
sogno che Comacchio possa riavere, col tempo, la sua autonomia,
con un vescovo proprio, il suo seminario e tutte le attività pastorali che hanno reso
glorioso il nostro passato sia come vita religiosa sia come organizzazione. Ovviamente è
un sogno, ma lasciatemi morire sognando. Nulla contro Ferrara. La
fusione, laccentramento di tutte le attività a Ferrara: tutto conforme
alla volontà della Chiesa italiana in questo momento storico, ma sappiamo che la storia
ha i suoi ritorni, è già avvenuto in passato, può ripetersi in futuro,
perché non è detto che la Chiesa non si accorga che le diocesi di media grandezza, come
era Comacchio al momento della fusione, servano meglio alla evangelizzazione
delle diocesi vaste e popolose (p. 49).
Giunto al termine di questa carrellata di citazioni, mi rendo conto
quanto essa sia lacunosa e parziale: rinnovo la mia richiesta di scuse alla Vostra bontà
e pazienza. Mi piace concludere con alcune parole pronunciate, quasi come un commiato, da
Monsignor Vito Ferroni nella omelia per il suo giubileo di diamante nella concattedrale di
Comacchio il 17 luglio 1998: Ho servito Dio e la Chiesa ininterrottamente per 60
anni: ho lavorato con le ginocchia, pregando; con la mente escogitando ogni mezzo per
annunciare le verità del vangelo, ma soprattutto ho lavorato con il cuore, amando
sinceramente, e volendo bene sempre a quanti Dio mi ha fatto incontrare, a
Comacchio, a Massafiscaglia, ovunque sono andato come sacerdote, da Volano a Spina, da
Gorino a Medelana, prima della fusione, ed ora nellintera diocesi di
Ferrara-Comacchio (p. 98). Don Piergiorgio Zaghi |
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