Convegno a Bologna sul cattolicesimo politico: per la riforma dei partiti in Italia. Sul finanziamento pubblico e una magistratura speciale per i partiti..
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Nino Luciani

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La curva di Pareto della distribuzione
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Convegno sul cattolicesimo politico: per riforma dei partiti in Italia

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Luciani, La possibile BASE POLITICA
ED ECONOMICA per una
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Cosa disse MACRON alla SORBONA

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Dalla distribuzione
dei redditi risulta che il grosso della materia imponibile è compresa tra 20.000 e 70.000 €

Prof. Mauro Fabrizio, " Se esaminiamo la disputa fra Galileo e gli inquisitori solo sul piano scientifico, bisogna partire dall’osservazione che le motivazioni che hanno.portato al caso Ga.

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ARCHIVIO 1

LEGGE ELETTORALE E RIFORMA COSTITUZIONALE DELLA GOVERNANCE IN ITALIA
Due questioni da risolvere insieme

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Prof. GIOVANNI GUZZETTA per PRESIDENTE
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Giovanni Guzzetta, nato nel 1955
https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Guzzetta

CONFERENZA NAZIONALE
a suo tempo, ma utile da considerarare
per la scelta del Capo dello Stato


Con il prof. Giovanni Guzzetta, costituzionalista
già Capo di Gabinetto del Ministro BRUNETTA
Già referendario con Mario SEGNI
Gradito a G. Napolitano

LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA
(Argomento trattato nel 2007, tale e quale nel 2022)

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Mario Segni

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Renato Brunetta

A  Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano

APERTA AI DOCENTI E CITTADINI

PROGRAMMA

              Saluto del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI

Relatori:

- Prof. Giovanni GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata";
- Prof. Luigi MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce;
- Prof. Andrea MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna;
- Prof. Sergio BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna.

Governo:

Dr. Paolo NACCARATO, SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme istituzionali, Delegato per la legge elettorale.

Invitato:

Mons. Dott. Oreste LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali
Moderatore: Dr. Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti Europei

NINO LUCIANI, BREVE INTRODUZIONE AL TEMA

Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?

1.- La conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del Comitato per la riforma elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e ricevuto dal Governo il 1 giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della attualità dell'attuale quadro costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
   In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia (FI) per volontà del suo fondatore.
   Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo   "vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa "politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità scaturito dalle elezioni del 2006.

2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la fiducia delle camere.
   Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.   
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono, poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate. Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica "semi-presidenziale".
   C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo "vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.

3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:

a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia costituzionale al Capo dello Stato (si veda la proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una" preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10% della camera di appartenenza.

4.- Rispetto a questi obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di quelli che sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere in parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI

 

1. The aim of the conference is a check of the state of accomplishment of the electoral reform in Italy. In the hope that the proposal (see proposta ) of the Committee for the Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007, and received by the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This proposal is for a preliminary examination of the constitutional frame, in which to place the electoral bill.
   As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza Italia (FI) for open will of its founder.
   Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new “center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during 1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.

*

2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
    Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only 150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
   But it is also true that after the World War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution for Italy is a “half-presidential republic”.
  It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the unity of the “all center”.

3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional warranty to the State Chief (see the 
proposta). The power to dissolve the Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage, suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.


4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI

***

  Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it 
Anno 2004

Membri del Comitato:  Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia) – Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott. ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) – Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO (Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO (PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof. PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza Democratica)

Presidente del Comitato Per la Riforma Elettorale - Prof. NINO LUCIANI

Proposta di nuova legge COSTITUZIONALE PER LA RIFORMA DELLA GOVERNACE


    Il COMITATO promotore della nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge elettorale. Questa proposta vuole:
    1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
    2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.

MOTIVAZIONI

   La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
   a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
   b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro, riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni "bipolari" di appartenenza.

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)

   1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
   a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
  b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del Consiglio.
  c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni primarie per scegliere i candidati a Premier.  Le candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.

  2.- NUOVI  DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge, possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la promulgazione.

3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO

    a) Il parlamento è eletto a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a voti ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito che si presenti da solo, sia per la coalizione.
    b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di presentazione.
    c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una preferenza
   d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007

°°°°

Edizioni precedenti

LA NUOVA IRPEF DA PROPORRE

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Silvio Berlusconi

RIFORMA dell'IRPEF -
Verso la FLAT TAX di Silvio BERLUSCONI ?
La vecchia idea del mio amico Antonio MARTINO
La combinazione (aliquota fissa 23% e detrazione di € 12.000 per tutti i redditi) ha
per risultato un'imposta progressiva continua, tendente al 23%, senza mai arrivarci.


Nel servizio, subito sotto:
Si vegga anche
DEBITO PUBBLICO ITALIA: COME RISOLVERE

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Antonio Martino

LUCIANI: Questa imposta ha senso come traguardo per fine legislatura, grazie ad economie di spesa, via via con la riforma dello Stato, in una gradualità. Essa è ottima tecnicamente, perchè è semplice da applicare ed è progressiva, con scaglioni non  per salti, ma infinitesimali. Si potrebbe applicarla fin da subito con una aliquota fissa del 33%, ferma la detrazione di € 12.000 per tutti i redditi, perchè darebbe un gettito vicino all' IRPEF attuale. Si vegga il grafico 3, sotto. ________________________________________________________________________________________________________________________

a) In questo servizio mi propongo una breve riflessione sull'IRPEF attuale in Italia in confronto con l'IRPEF come sarebbe trasformata in base alla proposta di BERLUSCONI, nota come FLAT TAX, con una aliquota unica del 33% su tutti redditi, ma con una fascia di esenzione di € 12.000 per tutti. Segue nel servizio, più sotto, un inquadramento del debito pubblico in Italia .
b) L'IRPEF è la principale imposta in Italia, con un gettito del 38% del totale entrate tributarie. Essa si ispira ad un principio della uguaglianza del sacrificio tra i cittadini, per cui un ricco deve pagare più che in proporzione al reddito (art. 53 Costituzione), in base alla ipotesi che, ad es. 1000 euro pagati da un povero determinino un sacrificio maggiore di 1000 euro pagati da un ricco.
c) Questo criterio ha alcuni difetti (oltre i suoi pregi equitativi ) :

  Esso sacrifica il principio secondo cui l'imposta va pagata in base al costo dei servizi pubblici usufruiti.
  Essa, inoltre, trascura il fatto che nessuno è obbligato a lavorare e investire, se l'imposta è sproporzionata rispetto ai servizi pubblici effettivamente fruiti e disponibili. In questi casi si incentiva la evasione fiscale, la elusione fiscale, e si disincentiva il lavoro e l'impresa per i percettori di alti redditi.
d) Qui di seguito è esaminato il caso della FLAT TAX, nel programma di FI - Berlusconi, che prevede una aliquota unica del 23% sul reddito, dopo aver detratto € 12.000, per tutti.

  Si tratta di una proposta rivoluzionaria di estremo valore civile, purchè percepita con intelligenza: non quello dell'abbattimento fiscale improvviso, dopo le elezioni, ma quello di un traguardo per fine legislatura, dopo una serie di riforme dello Stato, in una gradualità temporale, appena accennate nel programma di Berlusconi, che andrebbero dichiarate, anche se impopolari.
  - Nel caso dell'Italia, il nodo (penso) è creare un solo ente intermedio tra lo Stato e i Comuni, e abolire la delega di gestione del Servizio Sanitario Nazionale alle Regioni, e da riportare alle Regioni. Questo taglierebbe la principale fonte di mangerie dei partiti, e permetterebbe di uniformare il servizio sanitario in tutto il territorio nazionale.
  - Occorrerebbe, inoltre, non tanto abolire varie partecipazioni di enti territoriali a imprese societarie, ma vincolare queste al pareggio del bilancio sul mercato, esclusa quindi ogni forma di copertura dei disavanzi di bilancio a carico di enti territoriali pubblici (questo criterio è tipico del socialismo di mercato, ad es. come per le ferrovie dello Stato in Italia, e come in Cina su larga scala ).
e) Tuttavia, un segnale fiscale potrebbe essere dato fin da subito, applicando una flat tax con aliquota 33%. La curva del gettito sarebbe vicina quello dell'IRPEF attuale (si vegga il grafico 3), ma meno pesante per i bassi redditi e per gli alti redditi. Dal punto di vista degli effetti sul lavoro, questa sarebbe un gran cosa.

f) Ultimo ma non ultimo: c'è anche una storia di troppe "piccole tasse", numericamente, sulle comuni imprese individuali, che finiscono per costare allo Stato (come spese amministrative di accertamento e riscossione) più del gettito e da unificare più che da abolire, a parte alcune anche poco giustificate, visto che in un paese civile (come modalità principe) c'è già l'imposta personale sul reddito (IRPEF).

graf 1.1 irpef 0-8000.jpg (96737 byte)IRPEF 2018- Aliquote attuali per scaglioni

REDDITO PERSONALE
(= somma di tutti i redditi
ALIQUOTE
0 - 15.000 23%
15.001-28.000 27%
28.001- 55.000 38%
55.001-75.000 41%
Oltre 75.000 43%
Nota. Dentro la IRPEF, esistono varie forme di sgravio: es. una f

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Dall' ABI - ASSOCIAZIONE BANCARIA  ITALIANA, ASSEMBLEA DEGLI ASSOCIATI
In margine alla Relazione del già-Presidente dell'ABI e del MPS, Giuseppe MUSSARI .
Roma, 11 luglio 2012

DE

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monti.jpeg (4313 byte)
Mario Monti


Rivendicato che le "banche italiane sono vittime della crisi" finanziaria"
e chiesto "non regole di favore, ma un terreno di gioco livellato".


LUCIANI: Presente il Presidente del Consiglio MONTI, che glielo lascia dire ...
IN CASO DI FALLIMENTO, SI' ALLA  NAZIONALIZZAZIONE  DELLE  BANCHE,
DA  PARTE  DELLA  UE .  NO A SOCCORSI  DELLA  BCE  ALLE  BANCHE .

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mussari1 giuseppe.jpeg.jpg (3997 byte)
Giuseppe Mussari

    Presente anche il Governatore della Banca d'Italia VISCO che, senza peli sulla lingua, ha chiarito che ci dovrà essere:
-  il "perfezionamento e adeguamento delle regole di Basilea III, allo attuale contesto finanziario ed economico" ( si tratta del vincolo alla capitalizzazione delle banche, nel quadro di una visione della banca-impresa, che però è un vincolo del nulla, se in assenza di vincoli stringenti alle banche, circa l'impiego dei depositi a breve termine);
  -  "un sistema di supervisione bancaria unitario" come un sistema europeo unico;
  -  e che ci dovranno essere fondi e meccanismi europei per la garanzia dei depositanti.
   Mi è sembrata debole, invece, l'idea dello "spezzamento del circolo vizioso tra la crisi dei debiti sovrani e le condizioni delle banche", senza invocare la possibile surrogazione degli Stati, da parte dell'UE, nel nazionalizzare le banche sotto default (rinvio al mio commento, qui sotto).
  Per una visione dell'intero intervento, clicca su: ABI-Intervento-Visco.

I paragrafi - chiave della Relazione del Presidente ABI

"Il peggioramento delle condizioni del ciclo e la doppia recessione di cui siamo stati vittime hanno fortemente accresciuto le sofferenze bancarie. Quelle lorde hanno raggiunto nello scorso mese di maggio i 111 miliardi (circa 15 miliardi in più su base annua). In rapporto agli impieghi pesano ora per il 5,6%, con un picco pari al 10,5% per quanto riguarda gli impieghi alle famiglie produttrici."
:::::::
"Sicuramente portiamo alcune responsabilità, ma nello stesso tempo è giusto ribadire con chiarezza che le banche italiane sono vittime di questa crisi, e che al determinarsi della stessa non hanno in alcun modo contribuito. Le imprese bancarie non chiedono regole di favore, ma un terreno di gioco livellato, basato sulle giuste regole di stabilità, di trasparenza e di concorrenza, senza vincoli amministrativi, obblighi a prestare servizi gratuiti per sussidiare inefficienze di altri settori."

La relazione del Presidente

Estratto, ripreso dal sito web dell'ABI

  "Signori Rappresentanti degli Associati, Autorità, Rappresentanti delle Istituzioni, della politica e dell’economia, Signore e Signori, rivolgo il mio saluto e ringraziamento a quanti hanno voluto accettare il nostro invito ad assistere alla cinquantaduesima edizione dell’Assemblea dell'Associazione Bancaria Italiana.
  Un particolare e cordiale benvenuto va al Presidente del Consiglio e Ministro dell’economia, Prof. Mario Monti, e al Governatore della Banca d’Italia, Dottor Ignazio Visco.
  Vorrei rivolgere loro un caloroso e anticipato ringraziamento per le considerazioni e le analisi che ci offriranno ...".

  " ... Nelle settimane che hanno preceduto e seguito il vertice di Bruxelles del 28 e 29 giugno, sono state espresse autorevoli opinioni che vedono nel Presidente Monti e nell’azione del suo Governo un elemento di ritrovato equilibrio, per l’Europa e per l’Italia, su cui far leva per uscire insieme dalla crisi: le imprese bancarie italiane le condividono pienamente.   Così come condividono quanto disse il Presidente dell’Acri Guzzetti al XXII Congresso di Palermo, nel ringraziare il Presidente Monti per aver restituito all’Italia il ruolo che le è proprio in Europa e nel mondo.
    Questo Governo non è mai stato “tenero” con le imprese bancarie, tanto che in ogni decreto legge abbiamo ritrovato misure nei nostri confronti certamente criticabili e che non trovano corrispondenze nel quadro normativo europeo, da ultimo l’accentramento ex abrupto delle tesorerie scolastiche.
   Ciò nonostante rinnoviamo all’Esecutivo il nostro pieno e convinto sostegno, sottolineando come i compiti che lo attendono e che attendono il Paese siano così impegnativi da rendere necessario il leale sostegno di tutti. Il sistema economico mondiale, l’Europa, e al suo interno l’Italia, sono affetti da una patologia grave che, anche se con intensità differenziata, ha la capacità di produrre esiti nefasti per tutti.
   Se non fossero contrastate con efficace prontezza, le conseguenze negative di una tale patologia non si limiterebbero alla sfera economica ma metterebbero a dura prova la coesione sociale e le forme democratiche degli Stati dell’Unione. Democrazia, infatti, oltre che regole è equilibrio economico e sociale; sarebbe un tragico errore immaginare che l’equilibrio democratico sia dato per sempre.
   Come ogni equilibrio è dinamico e ogni sua componente è necessaria al suo mantenimento, la coesione sociale tanto quanto la stabilità dei conti pubblici. Occorre quindi perseguire all’unisono stabilità, crescita ed equità.
   Si tratta di una sfida del tutto inedita, che impone l’assunzione di nuove responsabilità alle parti sociali che dovranno saper coniugare, ancor di più che in passato, l’interesse dei rappresentati con l’interesse generale del Paese.
   Evitare ogni tentazione di scaricare sulle generazioni a venire la soluzione dei problemi attuali è un obiettivo prioritario rispetto al quale tutti dobbiamo sentirci impegnati. La storia di questi anni ci insegna che il rinvio dei problemi, il loro occultamento attraverso la spesa pubblica, non fa che radicalizzarne i rischi e quindi il peso sociale degli stessi ...".

 

 

Per il Testo integrale:

Clicca su: ABI - Presidente

NINO LUCIANI, Circa il "vittimismo" ...., non c'è limite al pudore.
Circa il "terreno livellato" ..., la legge bancaria del 1993, creando la "banca universale", ha già tolto ogni limite al movimento delle banche.

 
1.- Vittimismo. I mercati sono a conoscenza che, nel caso dell'Italia, più che dal debito pubblico, i timori di bancarotta per lo Stato vengono dalle grandi banche italiane, per i loro legami internazionali. Precisamente dal fatto che, qualora "fallisse" una delle nostre grandi banche (o anche si diffondesse il timore del fallimento di una sola di loro), lo Stato sarebbe impotente a soccorrerle, avendo già una situazione delicata di suo. Inoltre, lo Stato non ha più il potere monetario.
  Quale sia l'entità dei timori è dimostrato dai saliscendi (veramente notevoli) delle quotazioni di borsa, dei titoli bancari in questi mesi, a seconda delle aspettative di soccorso, da parte della BCE.
    Alle origini delle sofferenze bancarie, peraltro ammesse velocemente dal Presidente ABI, sta l'eccesso di impieghi a rischio, dopo che varie leggi nazionali (la nostra è del 1993) hanno creato la "banca universale" (tolto, per le banche, ogni vincolo temporale all'impiego dei depositi dei risparmatori, e affidata la garanzia di solvibilità alla entità dei patrimoni bancari).
  La grande "euforia" bancaria di questi anni c'è stata, probabilmente in seguito al bisogno (e anzi a chiusura degli occhi) degli Stati, di finanziamenti delle grandi guerre di questo decennio (IRAQ, AFGHANISTAN, IMPEGNI in LIBANO...). Rientrano nella euforia anche fatti collaterali come l'aspettativa di lucri fatti mediante il finanziamento dei mutui edilizi, senza alcuna prudenza (soprattutto negli USA).
  Tuttavia, il fatto che le banche fossero divenute "banche universali" non le esonerava dall'osservanza ("volontaria")  della distinzione tra impieghi a breve termine e impieghi a medio-lungo termine, a seconda del disporre di depositi a breve e depositi a medio-lungo termine, rispettivamente. La legge del 1993 ha fatto come quei padri di famiglia che danno la "chiave" di casa ai figli, come se siano presto adulti: Ma non è così.
   Il Presidente ABI non ha spiegato cosa sono le "responsabilità" bancarie, a cui faceva riferimento; anzi ha chiesto terreno livellato, come se esista un ulteriore possibilità di livellamento, sotto pelle.
   Per capite la tirata di orecchi di Visco (mi riferisco al suo invito alla capitalizzazione), forse il Presidente ABI voleva una sanatoria delle sofferenze bancarie, da parte della BCE.

2.- La debolezza del Presidente Monti. Risulta che, al vittimismo del Presidente ABI, Monti non abbia reagito, ma anzi abbia deviato l'attenzione dei presenti verso le origini remote  (anche cose molto discutibili: vedi concertazione" ), che giustificano l'attuale percorso  di guerra finanziaria dell'Italia.
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A mio modo di vedere, questo è stato come un tirarsi fuori, in qualche modo. Beninteso, negli anni '80, molti rapporti tra sindacati e industria sono stati regolati spostando sul cittadino comune il peso degli accordi.
  Tuttavia è importante distinguere i casi in cui lo Stato faceva debiti per consolidare lo Stato sociale (scuola, sanità, pensione sociale), uniformemente nel Paese, dai casi in cui lo Stato si caricava di oneri impropri, conseguenza di avere invaso la proprietà di imprese produttive, quali i disavanzi di bilancio e debiti (che si aggiungevano al debito per fini istituzionale); e colludeva con l'Industria per il finanziamento illecito dei partiti.
   Qui sta il punto che non permette di fare di tutta l'erba un fascio, e dunque va seguita positivamente la sparata di Monti: nel senso che va ripenstata la struttura economica dello Stato.
   Di questra anomalia italiana ci siamo resi conto all'indomani della caduta del socialismo reale dell'URSS, vale dire già dal 1988, in quanto l'Italia ne aveva le medesime criticità, sia pur in rapporto al diverso grado di statizzazione (60%, in luogo del 95% dell'URSS).
   Ma torniamo alle banche.

3.- Il possibile ruolo dell'UE, in caso di fallimenti di banche. La crisi attuale è stata riconosciuta molto simile a quella degli anni '30. In quella fase il fallimento delle banche fu risolto con numerose nazionalizzazioni di banche (e con nuove norme bancarie...).
  Riprendendo il concetto iniziale, l'Italia non è oggi in condizioni di nazionalizzare le banche fallite (e subentarre ad esse, nel rapporto fiduciario con i risparmiatori) per due motivi:
- a causa della sua situazione debitoria oggi (non allora, in cui il rapporto debito/PIL era 30%);
- perchè lo Stato italiano non ha più il potere monetario, soprattutto non ha più la Banca d'Italia, come prestatore di ultima istanza.
  Tuttavia, come sono vere queste cose, è anche vero che il potere monetario non è svanito, ma passato all'UE.
  Conclusione: sarebbe semplicemente atto dovuto che l'UE si sostituisca agli Stati nel rapporto con le banche e precisamente:
  a) in caso di fallimento di banche, l'UE si appresti a nazionalizzarle (la forma dovrebbe essere quella della "raccomandazione agli Stati" di provvedere alla nazionalizzazione, che poi girerebbe il tutto alla UE );
  b) attribuisca un possibile ruolo alla BCE nel supportare l'opearazione;
  c) sia previsto che, a successiva situazione normalizzata (tra 5 anni),l'UE restituisca alla proprietà privata le banche "europeizzate", e alla BCE le eventuali anticipazioni finanziarie.
  Sono, invece, molto contrario a che la BCE salvi le banche con colpi di spugna o regalie. NINO LUCIANI

 

LEGGE ELETTORALE E RIFORMA COSTITUZIONALE DELLA GOVERNANCE IN ITALIA
Due questioni da risolvere insieme


CONFERENZA NAZIONALE

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LEGGE ELETTORALE:
STATO DI ATTUAZIONE DELLA RIFORMA IN ITALIA

A  Bologna, viale Risorgimento 2
sabato 1 dicembre 2007, ore 10,30
Facoltà di Ingegneria, Aula Magna al 2° piano

APERTA AI DOCENTI E CITTADINI

PROGRAMMA

              Saluto del Preside Prof. Pier Paolo DIOTALLEVI

Relatori:

- Prof. Giovanni GUZZETTA, Presidente Nazionale del Comitato per i Referendum elettorali, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma "Tor Vergata";
- Prof. Luigi MELICA, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Lecce;
- Prof. Andrea MORRONE, Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Bologna;
- Prof. Sergio BELARDINELLI, Ordinario di sociologia all’Università di Bologna.

Governo:

Dr. Paolo NACCARATO, SottoSegretario di Stato al Ministero per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme istituzionali, Delegato per la legge elettorale.

Invitato:

Mons. Dott. Oreste LEONARDI, Delegato Episcopale per i rapporti con le realtà temporali
Moderatore: Dr. Nuccio FAVA, Presidente della Sezione Italiana dell’Associazione dei Giornalisti Europei

BREVE INTRODUZIONE AL TEMA

Una legge elettorale proporzionale, in una REPUBBLICA SEMI-PRESIDENZIALE ?
For a proportional electoral bill, but in a "HALF-PRESIDENTIAL" REPUBLIC ?

1.- La conferenza vuole verificare lo stato di attuazione delle riforma elettorale in Italia. Ma sia consentito chiedere che venga esaminata anche la proposta del Comitato per la riforma elettorale, promosso dal nostro Centro studi nel marzo 2007, e ricevuto dal Governo il 1 giugno 2007. Esso pone preliminarmente il problema della attualità dell'attuale quadro costituzionale, in cui collocare la nuova legge.
   In premessa, ricordo che stiamo assistendo allo scioglimento di Forza Italia (FI) per volontà del suo fondatore.
   Questo fatto crea oggettivamente il problema di riempire un nuovo   "vuoto al centro" (dopo quello formatosi in Italia nel 1992-94 per la scomparsa "politica della Demcrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano). Ciò rende storicamente essenziale una nuova legge elettorale per regolarne il riempimento, in aggiunta alla importanza che essa già ha per sanare il defìcit di governabilità scaturito dalle elezioni del 2006.

2.- Le varie proposte di legge elettorale da destra e da sinistra, evocate in relazione al deficit di governabilità dal 2006, ragionano all’interno dell’attuale costituzione di "repubblica parlamentare", in cui il governo vive se ha la fiducia delle camere.
   Ma questo scenario si scontra con la impraticabilità storica, in Italia, di creare un "bipolarismo elettorale" che sia anche un "bipolarismo programmatico omogeneo", in cui i cittadini scelgono la "maggioranza" già al momento delle elezioni. Questo è dovuto all'eccesso di diversità regionali dal Nord al Sud, alle diverse storie delle popolazioni d’Italia (l’unità nazionale ha solo 150 anni) e, forse, della impreveggenza dei politici.   
Ma è anche vero che l’Italia del dopo guerra è cresciuta culturalmente. Ci sono, poi, dei forti movimenti sindacali nazionali e ci sono le Regioni già ben consolidate. Sono baluardi determinanti, in caso di pericolo per la democrazia politica. Pertanto, per garantire "governi di legislatura", una soluzione sensata è una repubblica "semi-presidenziale".
   C’è, poi, la circostanza che la legge vigente vuole, già nelle elezioni, che sia indicato il candidato Premier. Ma, poiché la Costituzione richiede la successiva fiducia del Parlamento, si crea una contraddizione, per cui può cadere di nuovo il Governo. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare e alla legge.
Se si facesse una opzione in senso "semi-presidenziale, i problemi di un accordo sulla legge elettorale sarebbero molto facilitati. Per il riempimento del nuovo "vuoto al centro", ma anche per la ricostruzione dell’unità di "tutto il centro", si potrebbe fare una legge proporzionale, aperta "ai piccoli partiti, anche perché il risveglio della politica nasce dal basso.

3.- La proposta del Comitato per la riforma elettorale è la seguente:

a) una repubblica "semi-presidenziale" e precisamente l’elezione diretta del Capo del Governo, bilanciata da relativi maggiori poteri di garanzia costituzionale al Capo dello Stato (si veda la 
proposta). Inoltre il potere di sciogliere le Camere dovrebbe rimanere prerogativa del Capo dello Stato.
b) una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento relativamente bassa, l’abolizione della raccolta delle firme, la possibilità di "una" preferenza alle candidature, il finanziamento dei soli Gruppi parlamentari che, dopo le elezioni, si vanno a formare in parlamento con un numero di componenti non minore del 10% della camera di appartenenza.

4.- Rispetto a questi obiettivi, i REFERENDUM vanno sostenuti perché, solo se si rompe la cordata di quelli che sostengono la legge elettorale attuale, ci potrà essere spazio per discutere in parlamento le varie proposte di riforma. NINO LUCIANI

1. The aim of the conference is a check of the state of accomplishment of the electoral reform in Italy. In the hope that the proposal (see proposta ) of the Committee for the Electoral Reform, carefully prepared by our Study Center in March 2007, and received by the Government on June 1st, 2007, be considered and examined. This proposal is for a preliminary examination of the constitutional frame, in which to place the electoral bill.
   As a preliminary remark, I remind that We are now watching the end of Forza Italia (FI) for open will of its founder.
   Such event as a matter of fact generates the problem of filling the new “center vacuum” (after the “center vacuum” produced in Italy during 1992-1994 as a consequence of the political disappearance of the Democrazia Cristiana and the Partito Socialista Italiano). That “vacuum center” makes historically essential a new electoral bill to adjust such filling. Further, the electoral bill is relevant to heal the lack of governance consequent to the 2006 elections.

*

2.- All the electoral bill proposals, designed to alleviate the lack of governance started in 2006, hold in the presence of the present constitution of “parliamentary republic”, where the Government rules only if it is trusted by the two Chambers.
    Such a landscape in Italy is against the historical impracticability to realize an “electoral bipolarism” which be also an “homogeneous programmatic bipolarism”, where the voters choose the “majority” at the moment of the elections. This is due to the excess of the regional differences between North and South, of the different histories of Italian populations (national unity is only 150 years old) and maybe of the lack of foresight of the politicians.
   But it is also true that after the World War II Italy has grown culturally . Further, there are strong national trade unions and well consolidated Regions. These are relevant bulwarks in the case of danger for the political democracy. Therefore, to get legislature long governments a judicious solution for Italy is a “half-presidential republic”.
  It also happens that the law in force dictates that the Premier candidate be indicated at the moment of the elections. But the Italian Constitution requires the subsequent confidence of the Parliament, and this fact creates a danger which may lead to the fall of the Government. This stage should be closed by conforming the Chart to the maturity of the popular consciousness and the Law.
The problems connected with an agreement on the Electoral Bill would be greatly alleviated if an option in the semi-presidential direction would be taken. A proportional bill, open to the small parties (because the revival of the politics is born of the base), would allow the filling of the new “center vacuum” and also the rebuilding of the unity of the “all center”.

3.- The proposal of the Committee for the Electoral Reform is:
a) a “half-presidential” republic, in detail the direct election of the Premier, balanced by corresponding greater power of constitutional warranty to the State Chief (see the 
proposta). The power to dissolve the Parliament should remain a prerogative of the State Chief.
b) a proportional Electoral Bill with a relatively low barrage, suppression of the signatures collection, the possibility of a "one" choice between the candidates, financial support supplied only to the Parliament’s Groups that after the elections consist of at least 10% of the Chamber to which they belong.


4. In view of these goals the REFERENDUMS organized by prof. GUZZETTA an SEGNI should be supported, because (even if with some risk) only if the trust of those who support the present electoral bill is dissolved there will be the possibility to discuss the proposals for its reform in the Parliament. NINO LUCIANI

***

  Comitato per la riforma elettorale
Sede in Bologna, via Titta Ruffo 7 – Tel. 347 9470152 – E mail: nino.luciani@alice.it 
Anno 2004

Membri del Comitato:  Prof. NINO LUCIANI (Centro Studi l'Impegno Politico dei Cattolici) – Avv. UGO SCURO (MILLE. Movimento per l 'Italia Libera nella Libera Europa) – Dott. FRANCESCO TASSONE (Movimento meridionale Calabria) – Dott. PAOLO MAJOLINO (Cattolici per l'Italia) -- RAFFAELE LO IODICE (Movimento Meridionale Puglia) – Dott. ANGELO SANDRI (Democrazia Cristiana) -- Prof. MASSIMO GRISOLIA (Democrazia Italiana) -- Dott. ERMINDO CORAZZA (Rinnovamento Popolare) – Dott. DOMENICO IANNANTUONI (Partito per il Sud) – Dott. PIERO PIROVANO (Solidarietà) – Dott. ROBERTO GENTILI (Forza Roma) -- Arch. MASSIMO BONECHI (Società Ambiente Qualità) – Dott. FULVIO LORENZETTI (Movimento Alternativa per l'Italia) – Dott. GAETANO TROPEANO (Movimento Democratici "Liberi e Forti" -- Avv GIOVANNI VISCONTI (Partito della Terra) – Dott. ANTONIO SABELLA (Italia Moderata) – Dott. FRANCO REMONDINO (PPE-Italia) – Dott. ALBERTO DE MAIO (Movimento per il Centro Unito) – On. Prof. PUBLIO FIORI (Rifondazione Democristiana) -- Cav. Dott. ANTONIO MORETTI (Coerenza Democratica)

Presidente del Comitato Per la Riforma Elettorale - Prof. NINO LUCIANI

Proposta di nuova legge COSTITUZIONALE PER LA RIFORMA DELLA GOVERNACE


    Il COMITATO promotore della nuova elettorale, costituito a Bologna il 27 marzo 2007, aperto a nuove adesioni al Comitato e disponibile al confronto con le altre forze, ha approvato una proposta di legge elettorale. Questa proposta vuole:
    1) l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, con modifica della Costituzione. Il motivo è eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la vecchia Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo, in contrasto con la sovranità popolare espressa.
    2) la proporzionalità, con sbarramento del 2%, per l'elezione dei membri del Parlamento. Il motivo è ricostruire il "centro moderato e interclassita" nello schieramento politico italiano, dopo il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI.

MOTIVAZIONI

   La proposta vuole chiudere la fase di transizione dalla prima alla seconda Repubblica. Precisamente:
   a) vuole eliminare la contraddizione attuale tra la volontà degli elettori di scegliere direttamente il Presidente del Consiglio (la legge vigente dispone che sia indicato il candidato Premier) e la Costituzione che ancora richiede la successiva fiducia al Governo, da parte del Parlamento, cosicché subito dopo le elezioni può cadere il Governo. E’ capitato a Berlusconi nel gennaio 1995, a Prodi nel 1998, e adesso sta avvenendo di nuovo a Prodi, pur avendo una maggioranza, sia pur risicata. Questa fase dovrebbe essere chiusa adeguando la Costituzione alla maturità della coscienza popolare;
   b) vuole colmare al centro dello schieramento politico italiano, il vuoto che si è formato dal 1992-94, in seguito alla caduta della DC e del PSI, i partiti che tradizionalmente svolgevano la mediazione inter-classista. Oggi i partiti di centro, riemersi nel frattempo, sono caduti in ostaggio dentro due, rispettive, grandi coalizioni "bipolari" di appartenenza.

IL TESTO DELLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
(da approvare con modifiche costituzionali e con legge ordinaria)

   1.- ELEZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
   a) Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale diretto, tra i candidati che hanno ottenuto la nomina a candidato nelle elezioni primarie. Qualora nessun candidato ottenga la maggioranza assoluta, si passa al ballottaggio tra i due più votati. Non è eleggibile chi abbia già svolto due mandati consecutivi. Il Premier nomina e revoca i Ministri, che sono insediati, subordinatamente alla fiducia delle Camere.
  b) L'art. 90, comma 2 della Costituzione si applica anche al Presidente del Consiglio.
  c) Elezioni primarie. Tre mesi prima delle elezioni del Presidente del Consiglio, sono fatte, in base a disposizioni di legge, le elezioni primarie per scegliere i candidati a Premier.  Le candidature possono essere presentare, con un rispettivo programma, da partiti e associazioni annotate all'Ufficio del Pubblico Registro
c) Ottiene la nomina a candidato, per ogni rispettivo partito o associazione, chi abbia ottenuto il maggior numero di voti, purchè il rispettivo partito o associazione abbia ottenuto più del 10% dei voti degli elettori di almeno 5 Regioni.

  2.- NUOVI  DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Le leggi e gli atti del Governo, aventi forza di legge, possono essere rinviati preventivamente alla Corte Costituzionale, per il parere di costituzionalità, dal Capo dello Stato di propria iniziativa o su richiesta di 1/3 di una delle Camere o di 5 Consigli Regionali. In caso di parere negativo non ha luogo la promulgazione.

3.- ELEZIONE DEL PARLAMENTO

    a) Il parlamento è eletto a suffragio universale con riparto dei seggi, tra i partiti, proporzionalmente a voti ottenuti, al netto di uno sbarramento del 2% dei voti elettorali sia per il partito che si presenti da solo, sia per la coalizione.
    b) La partecipazione dei partiti alle elezioni non richiede firme di presentazione.
    c) Il diritto di voto include la possibilità di esprimere una preferenza
   d) Rimborso delle spese elettorali dei partiti . I partiti hanno diritto al rimborso delle spese elettorali, proporzionalmente ai voti riportati. Nel caso di partiti federati presentatisi in unica lista o in coalizione, il partito che esca dalla federazione o dalla coalizione perde il diritto al rimborso fin dall'origine.
Bologna 27 marzo 2007